La Viella a chiavi di Siena
RICOSTRUZIONE DELLO STRUMENTO
Il mio mestiere di architetto mi ha portato negli anni a mettere a punto metodologie progettuali in svariati settori, oserei dire “dal cucchiaio …….al grattacielo”. E , proprio li in mezzo ci sta pure la difficile sfida della progettazione di questo meraviglioso strumento. Dovendo partire esclusivamente dall’immagine raffigurata in un affresco, Il metodo utilizzato è inevitabilmente quello deduttivo. Innanzitutto l’esame visivo dell’immagine e di altre dello stesso periodo, suggerisce una verosimile parentela e quindi una credibile derivazione di questo strano strumento “tastato”, con la viella. La viella fu usata correntemente fino al XV secolo (epoca in sui è raffigurata in grande dettaglio, fra l'altro, in numerose tavole di Hans Memling e in un celebre polittico di Jan van Eyck). Nel XVI secolo fu soppiantata da altri strumenti ad arco, particolarmente dalla famiglia delle viole da gamba, ma lo schema di uno strumento accordato per quinte e senza tasti fu ripreso nelle viole da braccio (violino, viola e violoncello). Nell'iconografia appare impiegata sia da strumentisti di corte (menestrelli) sia da gruppi di angeli che suonano e cantano: è quindi verosimile che fosse impiegata sia nella musica profana che in quella sacra. La forma della cassa e le proporzioni sono analoghe, fatte eccezione per il manico, che nella viella tastata è inevitabilmente più grosso, atto a contenere la meccanica e quindi le tangenti mosse dai tasti che sono ben visibili nella nostra immagine.
A questo punto, dando per buono, quanto raffigurato dall’affresco, occorreva prendere una decisione sulle reali dimensioni dello strumento. E il punto di partenza doveve inevitabilmente essere quello di fissare il Diapason, vale a dire la distanza CAPOTASTO-PONTICELLO. Una ricerca sulle misure del diapason utilizzate nelle vielle di quel periodo, non sono state molto di aiuto, lo stesso variava infatti da un minimo di cm 33,5 ad un massimo di cm 58.00. E’ stata presa la decisione di fissare a 39,5 cm la misura del diapason, misura adottata in quasi tutte le nyckelharpe contemporanee. Non certo che la scelta fatta fosse la migliore possibile, ho effettuato sull’immagine una serie incredibile di misurazioni di tutte le sue parti, compresa la figura dell’angelo per cercare conferme sulle proporzioni, se riferite a questo numerino che mi ero prefissato di usare… Mi sono ricordato di un testo dal titolo “Human dimension” di Julius Panero e Martin Zelnik, uno straordinario manuale delle misure utili alla progettazione, nell’introduzione si legge: “ L’interesse rivolto dai filosofi, artisti, letterati ed architetti alle misure del corpo umano è molto antico. Nell’unico trattato completo di architettura dell’antichità a noi pervenuto, Vitruvio, vissuto nel primo secolo avanti cristo a Roma, scrisse: “il corpo dell’uomo infatti così la natura compose, che il viso dal mento alla sommità della fronte e alla radice dei capelli presentasse la proporzione della decima parte del corpo, egual proporzione ha la mano aperta dall’articolazione alla punta del dito medio; il capo dal mento al sommo del cranio è l’ottava parte,……………..” Facendo quindi tutte le proporzioni possibili con la misura 39.5 fissata, l’angelo doveva avere l’altezza verosimile di m 1.65/1,70. Da li si è partiti con la progettazione vera e propria, sono stati calcolati e stabiliti l’esatta forma e tutti i rapporti dimensionali le misura del corpo e del manico dello strumento. Il passo successivo è stato quello di decidere quante e quali corde montare e il tipo di tastatura delle stesse. Innanzitutto l’esiguo numero di tasti indicati nell’affresco, 5 per l’esattezza, fa presupporre che allo stesso tasto potessero far capo due tangenti, quindi due corde tastate. Doveva inoltre per forza essere diatonico. La soluzione definitiva adottata, concordata con Marco Ambrosini è quindi la seguente: 4 corde con la seguente accordatura: LA per la prima corda tastata in basso (riferita allo strumento) , RE e SOL per la seconda e la terza, due bordoni, la quarta in alto (riferita allo strumento), ancora in RE e tastata . Si è inoltre presa la decisione di inserire un sesto tasto in variante all’immagine raffigurata. La progettazione di massima, quindi il dimensionamento, la forma, la decisione sui materiali da utilizzare, iniziata a giugno 2009 . Da Novembre è iniziata la vera e propria fase realizzativa. Questo passaggio dalla fase puramente teorica delle progettazione, a quella realizzativa è stata possibile grazie la mia frequentazione di un corso presso la Scuola di Liuteria di Colorno tenuto da anni da Lino Mognaschi, liutaio e costruttore della mia Nyckelharpa e dell’80% di tutte quelle presenti attualmente in Italia, persona altamente qualificata in materia. Questa frequentazione mi ha consentito di trasformare la mia idea che probabilmente sarebbe scaturita nella realizzazione di un modello si strumento dalle buone caratteristiche estetiche, un buon prodotto di falegnameria, in uno di liuteria vero e proprio, costruito quindi secondo i canoni, le metodologie, l’uso dei materiali di uno strumento di liuteria tradizionale.
ALCUNE FASI DELLA REALIZZAZIONE Progettazione e realizzazione dima e schema montaggio stocchetti anteriore e posteriore (Gli stocchetti sono in abete molto stagionato)
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