I balli tradizionali emiliani rappresentano un patrimonio culturale la cui origine
si perde nel tempo.
Nel libro "Le valli dei cavalieri" (Giuseppe Micheli, Parma 1915) si trova scritto
che nella nostra provincia (Parma)
non vi era sagra o funzione religiosa che non terminasse in un ballo; non matrimonio villereccio
che non desse occasione alle danze. Le stesse fienagioni dei pascoli più lontani,
che si facevano in giorni determinati col concorso di molta popolazione,
la battitura del grano erano festeggiate da popolari festini improvvisati
qua e la all'arrivo del violinista, alla venuta del quale i giovanotti
si erano bene assicurati.
Così il violinista era diventato una istituzione.
Tutti lo cercavano tutti lo volevano. Tanto che alcuni di essi traevano
unicamente dell'opera loro di artisti la vita. [...]
Purtoppo, a differenza di quanto accade in altre culture, i nostri balli
stanno scomparendo, rischiando così di far perdere la viva testimonianza
di una civiltà antica di secoli.
Un errore che si fa ricorrentemente è quello di pensare che valzer,
mazurke e balli affini facciano parte della nostra tradizione.
In realtà questi balli hanno iniziato ad affacciarsi recentemente nelle nostre zone:
fu un movimento che inizio' solo alla fine dell'Ottocento
presso le classi piu' agiate, che traevano
ispirazione da Vienna e dall'Europa mitteleuropea. Da allora però essi continuarono a
"prendere piede" soprattutto in pianura, soppiantando i balli più arcaici e
popolari detti "staccati o distaccati" nei quali,
come dice il nome stesso, il contatto tra il ballerino e la ballerina
era veramente esiguo e si limitava alle sole mani o al braccio.
Così agli inizi del Novecento i nostri balli tradizionali, si potevano ancora vedere in certe
zone delle nostre montagne o "nella bassa", dove il liscio, per cause
abbastanza evidenti, non aveva avuto la stessa fortuna che in città.
Un declino ulteriore dei balli staccati si ebbe dopo la seconda
guerra mondiale sotto l'azione di piu' fattori:
da una parte i mutati costumi incentivavano il ballare
più stretti e abbracciati, dall'altra
cominciavano a essere importati balli di origine americana.
Musicalmente, nei balli staccati ci sono gighe o galoppe , pive e
furlane che assomigliano di più a una jig o a un hornpipe
che non a un valzer di Casadei.
Ma non c'è da stupirsi se esistono queste analogie:
probabilmente in tutta l'Europa occidentale dei secoli scorsi la arcaica matrice dei
balli doveva essere comune, inoltre, nel tempo, si è avuta ripetutamente una forte influenza
della musica popolare francese, specialmente sul Piemonte e sulla parte
Cisalpina, e in Francia, come in Irlanda, la tradizione si è conservata
maggiormente rispetto ad altre aree del continente.
A queto punto è doveroso ancora aggiungere che la musica e le danze popolari non sono
mai state trascritte o codificate ma sono state tramandate oralmente e
si sono adeguate continuamente alla sensibilità e alla bravura degli esecutori e
ai gusti o alle circostanze storico-geografiche.
Diventa quindi evidente l'importanza di una ricerca storico-scientifica,
senza però cadere nell'assillo filologico.
Dagli anni 60/70 c'è stata una riscoperta delle musiche e dei balli staccati
e da allora alcuni gruppi di persone si sono nuovamente riavvicinati a
questi balli.
I balli staccati sono spesso danze di corteggiamento o danze pantomimiche,
ad impianto circolare e sono composti da due o tre parti:
- tonda o spasso,
- balletto e
- tresca.
Tra questi possiamo ricordare:
- giga,
- manfrina,
- furlana,
- munecò,
- ballo dei gobbi,
- galoppa...
Una
galoppa di Vairo
(PR) che abbiamo trascritto dalla testimonianza della sig.ra
Elisa
è leggermente diversa dalle altre:
- in cerchio, a coppie, viene eseguita una passeggiata
detta "spasso" in senso antiorario;
- alla chiamata "cambio" data da uno dei suonatori la donna avanza verso
l'uomo che le sta davanti;
- si esegue nuovamemente una passeggiata in coppia;
- alla chiamata "passo" viene invertito il senso di marcia con una giravolta della coppia.
- si esegue una "passerella" in questo modo: la prima coppia fa un ponte
e le coppie che le stanno dietro passano sotto al ponte ad una ad una,
fino a quando la prima coppia rimane ultima;
- a questo punto la danza ricomincia.
Naturalmente questo breve scritto non può essere esaustivo ma
vuole solo fornire una piccola spiegazione a chi
si avvicina per la prima volta alle nostre danze e, negli intenti di chi scrive,
desidera essere un invito a mantenere
vivo quello che è il nostro prezioso bagaglio culturale e tradizionale.
- balli tradizionali a Fidenza all'interno del "Grand Tour lungo la via francigena".
- I ballerini della Compagnia Del Lorno, Fidenza (Pr), 10 giugno 05.
- "tra un ballo e l'altro..."
- I musici della Compagnia Del Lorno, Fidenza (Pr), 10 giugno 05.